Baffi arabi e virilità
nell'era dei cambiamenti

Scorrendo vecchi album fotografici o rivedendo i film arabi degli anni '40 e '50, noteremo che i protagonisti maschili esibiscono con fierezza baffi folti e curati. Quando qualcuno di loro voleva sottolineare la propria credibilità in quanto "vero maschio", portava immancabilmente la mano sui baffi e lisciandoseli con una certa leziosità affermava: "Credi a me, sono parole da uomo, giuro su Allah che se sarò smentito mi taglierò i baffi, non sarò più me stesso". E in effetti, nella vita reale o nella sua rappresentazione artistica, il taglio forzato dei baffi era il massimo segno di spregio e di offesa della dignità virile e della credibilità del maschio. Chi subiva questo oltraggio, dopo aver constatato la perdita del simbolo virile, si disperava e si isolava dalla società per la vergogna e l'umiliazione patita.

In misura minore, anche in considerazione della natura prevalentemente glabra delle popolazioni mediterranee, la barba è stata anch'essa identificata in passato come un simbolo virile. Il gesto di lisciarsi la barba, dall'alto al basso, dicendo "credi alla mia barba", è in realtà pressoché scomparso. Si può ancora assistere alla scena, abbastanza divertente, di chi ripete "credi alla mia barba" passandosi la mano sul mento imberbe.

Ebbene dalle pagine del quotidiano Asharq al Awsat l'editorialista Sausan al Abtah ironizza su questi costumi ormai desueti con un commento dal titolo sarcastico: "La virilità nell'era dei cambiamenti, non sarebbe ora che questo cavaliere effeminato diventi più maschio?". Leggiamo: "Le chiacchiere sono una cosa e la realtà è un'altra cosa. Le società arabe, nonostante l'apparente rigidità, sono in balìa dei venti di cambiamento che soffiano ovunque, coinvolgendo uomini e donne, volenti o nolenti. Della virilità esteriore che conosciamo dalla tradizione non è rimasto granché. L'uomo non è più ostinato e rigido nel suo aspetto formale. Non è più un problema condividere con la donna la moda unisex, indossando pantaloni e magliette simili, profumandosi, esibendosi con occhiali da sole, portando braccialetti, collanine e perfino mettendosi gli orecchini". Anche la donna araba "si è accorciata i capelli, ha smesso le gonne per indossare dei completi di stampo maschile, porta le camicette e si è ribellata ai tacchi alti nel nome della libertà e della dinamicità".

"Un giorno Platone disse che ogni uomo ha una parte femminile e ogni donna ha una parte maschile, ma ci sono voluti tremila anni perché si dimostrasse la veridicità della sua tesi", prosegue l'ironica editorialista, "oggi che il mondo della globalizzazione prospetta la revoca di tutte le barriere, osserviamo che l'uomo contemporaneo si è stancato di svolgere il ruolo dell'eroe, è incapace di incarnare il cavaliere azzurro che conquista la sua amata. Ebbene non è forse giunto il momento di chiedere a questo cavaliere effeminato diventi più maschio?".